Qual è la storia di Pozzis?

Pozzis è un piccolo borgo nel comune di Verzegnis, in provincia di Udine. L'atmosfera che si respira è quella di un paese fantasma, abbandonato definitivamente dai suoi abitanti agli inizi degli anni sessanta. Tuttavia, negli ultimi anni la maggior parte delle abitazioni è stata acquistata e ristrutturata da villeggianti alla ricerca di isolamento e di tranquillità.

Il monte Verzegnis divide Pozzis a nord dal suo comune di appartenenza, isolandolo dal mondo esterno. A sud c'è la stretta dell'Arzino, prima di arrivare a San Francesco in comune di Vito d'Asio. Fino a non molti decenni fa la strada che portava al borgo era solo una mulattiera malmessa. La nuova provinciale venne costruita qualche centinaio di metri sopra le case, in un versante scosceso, tagliandolo fuori ulteriormente dai collegamenti.



Alla fine dell'800 Pozzis era "luogo di agane e di salvans, dove le creature del mondo pagano si fondevano con una religiosità primordiale". È in un clima come questo che a Pozzis sono avvenute storie singolari. Nel 1878 alcune donne cominciarono a manifestare i segni di un male oscuro in cui il clero e la gente comune individua i sintomi della possessione demoniaca. Dopo il moltiplicarsi di fenomeni sempre più inquietanti e il ricorso da parte del parroco alla pratica degli esorcismi, il prefetto di Udine invia sul luogo due medici che diagnosticano una inequivocabile istero-demonopatia e ordinano il ricovero delle indemoniate.

Pozzis è stato inoltre protagonista nella prima guerra mondiale di scontri e massacri quando la Quarta armata alpina, che cercava scendendo dalla Carnia di congiungersi alla Terza, si trovò nel mezzo gli austrotedeschi. Nell'agosto 1944 fu invece costituito a Pozzis, con circa 120 elementi, un battaglione denominato "Stalin", con il compito di difendere l'alta Val d'Arzino. Il battaglione si distinse sin dall'inizio per il valore dei suoi uomini e assunse un ruolo importante nella lotta contro i cosacchi. Tra il 5 e il 15 novembre 1944 i tedeschi attaccarono nella Sella Chianzutan e verso Pozzis con lo scopo di logorare le forze partigiane. Il battaglione contrattaccò e il combattimento durò l'intera giornata. Il giorno dopo tedeschi e cosacchi ripiegarono su Verzegnis con forti perdite.

Pozzis Pozzis

Perchè visitare Pozzis?

Pozzis, con la sua statura di piccolo borgo abbandonato, nasconde in sé una bellezza nascosta e inaspettata. È un luogo che sembra sospeso nel tempo, una preziosa gemma di pace e tranquillità in un mondo frenetico e caotico. Qui, lontano dal frastuono delle città, la natura e la storia si intrecciano in un armonioso balletto, risvegliando emozioni sottili e intense.

Il visitatore si troverà immerso in un contesto di serenità dove i colori della natura, la struttura delle vecchie case ristrutturate e la vista delle montagne circostanti creano una scenografia quasi surreale. Visitare Pozzis significa sintonizzarsi con un ritmo di vita più lento e contemplativo, entrare in contatto con la natura e ascoltare il silenzio, che qui ha molto da raccontare.

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Cosa fare e vedere a Pozzis?

Nonostante le sue dimensioni ridotte, Pozzis offre una varietà di attività ed esperienze affascinanti. Puoi esplorare le strade deserte del borgo, immaginando le storie e le vite che hanno animato queste case. Puoi immergerti nella bellezza selvaggia della natura circostante, con il monte Verzegnis che offre panorami mozzafiato e la stretta dell'Arzino che risuona del fragore dell'acqua. Per gli amanti del trekking, il sentiero che porta alle Cascate dell'Arzino offre un'avventura affascinante, con la possibilità di guadare il torrente e ammirare le cascate in tutto il loro splendore.

Infine, non si può mancare di visitare il museo "Little Motorcycle Museum" di "Cocco", l'ultimo abitante di Pozzis, un luogo che parla di resilienza e passione, dove si può avvertire l'eco del "Cocco Meeting", il motoraduno che ha riacceso la vita in questo borgo abbandonato. Pozzis è un luogo di scoperte, un tesoro nascosto che aspetta solo di essere esplorato.

Come arrivare a Pozzis e dove parcheggiare?

Pozzis è raggiungibile in auto da San Francesco, proseguendo per la SP1 e imboccando una stradina in discesa a sinistra, poco prima del bivio con la Valle di Preone. Oppure da Tolmezzo superando il passo della Sella Chianzutan e, giunti al bivio con la Valle di Preone, proseguire per la SP1 per qualche centinaio di metri fino a trovare una stradina in discesa sulla destra. Si può parcheggiare l'auto in prossimità delle prime case del paese.

Qual è la storia di Cocco?

L'ultimo abitante di Pozzis è Alfeo "Cocco" Carnelutti, classe 1944. Originario di Pers di Majano, ha scelto nel 1982 di trasferirsi a Pozzis, che ricordava da quando, bambino, andava a caccia con suo padre.

Lavoratore in Francia e in Libia negli anni ‘60, da sempre appassionato di moto e meccanico autodidatta, ha iniziato a costruire chopper nei primissimi anni ‘70 usando come base vecchi monocilindrici italiani e inglesi, oltre a residuati bellici americani. Negli anni ‘80 gareggiava con i sidecar cross ma si ritira dopo un grave incidente di gara, che lo costringe in ospedale per un lungo periodo, sviluppando il morbo di Crohn.

Pozzis Pozzis
Dopo essere arrivato a Pozzis si è arrangiato in una delle vecchie case abbandonate, senza luce ed acqua, e si è messo ad allevare capre. La gente di città saliva a vedere l’eremita e ad acquistare i suoi formaggi. Lui intanto continuava a dilettarsi con le moto e a ospitare gli amici motociclisti che andavano a trovarlo. Comincia così ad organizzare il "Cocco Meeting", motoraduno che ben presto diventa popolarissimo e contribuisce a regalare una seconda vita allo sperduto agglomerato di case.

Nel 1999 viene accusato dell’omicidio di una prostituta albanese. Si dichiara subito colpevole, ma la vicenda appare controversa anche ai giudici, che lo condannano a soli dieci anni con tutte le attenuanti. Per buona condotta di anni ne sconta solo otto.

Rientrato a Pozzis sogna di partire verso est in sella alla sua Harley-Davidson con motore a valvole laterali del 1939. Nel 2018 l’incontro con Stefano Giacomuzzi, regista di 22 anni, rende il sogno realtà. Nasce così un viaggio donchisciottesco: 8000 km, 37 giorni, 9 stati, da Pozzis a Samarcanda, nel cuore dell’Asia. Questa avventura è stata raccontata nel film-documentario "Pozzis, Samarcanda".



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